Non ho visto Diego Armando Maradona,
e mi sento privato di un dono che tutti gli esseri umani avrebbero meritato di ricevere nella propria esistenza, in egual misura.
Non ho visto Diego Armando Maradona,
ma l’ho respirato, l’ho (ri)visto in uno sport che parla e racconta di lui in ogni azione.
Non ho visto Diego Armando Maradona,
ma ho potuto intuirlo in tante, tantissime cose. Perché Maradona è in un pallone, in un’esultanza, in un dribbling provato. È nella sregolatezza, nella classe, nella fantasia.
Non ho visto Diego Armando Maradona,
ma l’ho ritrovato in ogni sacrificio. In ogni sforzo dedicato al raggiungimento di un obiettivo.
Non ho visto Diego Armando Maradona,
ma lo impersonifico nella follia, che a volte straborda, ma rende il mondo sano e ribelle nella sua genialità.
Non ho visto Diego Armando Maradona,
ma lo trovo nella paura di cadere, dopo aver raggiunto il massimo. Nella difficoltà a scacciare i propri demoni, anche per chi ha dominato il mondo.
Non ho visto Diego Armando Maradona,
ma mi ha convinto che ognuno abbia una vocazione naturale, il proprio ‘elemento’, da valorizzare e perseguire. Per il D10S questo, ovviamente, è stato il pallone.
Non ho visto Diego Armando Maradona,
ma ho sognato di esserlo. Come tutti i bambini, nel mondo. Come ogni essere umano. Per vivere un’ora l’ebbrezza di sentirsi ed essere il più grande di tutti.
Non ho visto Diego Armando Maradona,
eppure mi manca così tanto. Come se fosse un amico di sempre. Che ci sarà per sempre.
Non ho visto Diego Armando Maradona,
ma ho sempre pensato che fosse infinito, eterno, come un supereroe.
Non ho visto Diego Armando Maradona,
eppure scommetto che sarà così.
Non ho visto Diego Armando Maradona,
ma non posso non dirgli grazie. Di tutto Diego. A nome di una generazione che non ti ha potuto vivere ma che ti ha, come tutte, idolatrato.
Non ho visto Diego Armando Maradona,
o forse sì.
Poco importa: uno come Diego voleva essere ricordato.
E così sarà, per tutti noi.
Grazie di tutto, Diego.
Te lo dobbiamo, te lo dovevo.